Il potenziale positivo del conflitto

Gli eventi degli ultimi anni ci hanno insegnato, ammesso che ce ne fosse bisogno, quanto l’individualismo il più delle volte travalichi le buone intenzioni con qualche eccezione che conferma la regola.

In questa società sempre più chiusa a difendere il proprio interesse, il conflitto sta assumendo nuova forza come fenomeno universale nella sua versione negativa.

Ma in realtà il conflitto da sempre è una componente inevitabile delle relazioni interpersonali che, se governata e risolta, diventa uno strumento di crescita. Una vita senza conflitti è utopica, anzi dannosa, in quanto comporterebbe la mancanza di relazioni e di condivisione, nella sostanza… l’indifferenza.

 Se pensiamo alla nostra giornata, possiamo scoprire quanti micro-conflitti abbiamo vissuto; per assurdo se non ci siamo mossi dal nostro letto, comunque possiamo annoverare ancora dei conflitti, questa volta con noi stessi.

Gli eventi il più delle volte non vanno come desideriamo e la nostra vita è piena di contrasti, incomprensioni, divergenze di opinioni, interessi non collimanti e così via; tutti questi aspetti ci portano a conflitti più o meno invasivi, che possono scivolarci sopra senza lasciare segni, ma viceversa possono divenire elementi di accumulo di rabbia, frustrazioni e possibili ritorsioni, se non di litigi veri e propri.

Eppure ogni conflitto che affrontiamo nella vita ha in sé un potenziale positivo. Una differenza di opinioni o un confronto acceso non sono solo portatori di rabbia, paura o vergogna, ma possono trasformarsi in crescita personale, imparando a gestirli.

I conflitti di qualsiasi genere si possono affrontare in modo semplice e costruttivo. Il punto di partenza è sempre valutare senza pregiudizi i punti di vista altrui ed esporre le proprie idee con chiarezza, più che con forza.

Un aspetto molto importante è individuare i contrasti inespressi e portarli allo scoperto: meglio affrontare un conflitto piuttosto che sottacerlo, per evitare che la “polvere sotto al tappeto” si accumuli e diventi una montagna insormontabile, portando spesso alla rottura delle relazioni; anche quando il contrasto è divenuto insanabile bisogna imparare ad affrontare la lacerazione senza rancori residui. A volte poi è necessario ricorrere alla mediazione, in questo caso è fondamentale che tutte le persone coinvolte ascoltino con imparzialità i protagonisti dello scontro, facilitando la loro comunicazione per accompagnarli verso un appianamento.

Per imparare a gestire i disaccordi è necessario divenire assertivi, non solo ascoltando i bisogni dell’altro, anche quelli più profondi e reconditi, ma mettendo in chiaro anche i nostri bisogni, quelli che teniamo in un cassetto che il più delle volte ci dimentichiamo di aprire. Un metodo che aiuta è assumere il punto di vista dell’altro prendendo un atteggiamento misurato ed equilibrato, esprimendo il proprio dissenso senza risultare impositivo, manipolativo, antipatico e molesto.

Strategie di negoziazione e tecniche efficaci per ottenere accordi vantaggiosi e giusti per entrambi dovrebbero essere insegnate nelle scuole, nella sanità, nelle aziende, nei consultori familiari, nei rapporti con i vari professionisti, ma anche e soprattutto nell’interlocuzione politica, in modo da conseguire un benessere interiore maggiore, relazioni molto più durature e molti più vantaggi per tutti.


Cesare Cangani

Career Counselor e Coach, Direttore di Henosis Counseling e Formazione

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